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Gare e Risultati

Viverone 2016, dal mio diario…

Dal mio diario…

18 settembre 2106
”Acqua e Terra Triathlon” di Viverone (TO).

Come sempre nelle gare di triathlon ci si trova lì, davanti all’acqua e non hai neanche il tempo per ambientarti, fare due parole, parlare del tempo, niente, ti fanno partire, di fretta, che stress!
Per fortuna che mi sono fatto una nuotatina di riscaldamento. Ed eccomi a mollo con questi 200 pazzi che oggi, invece di andare a fare una grigliata hanno deciso di fare un Triathlon… e vabbè… una domenica tranquilla è un’altra cosa.
Già dopo qualche minuto di gara, attivo la modalità “crociera”, sbracciando tranquillo senza fretta, tanto non ho nessuno che mi corre dietro. O meglio, qualcuno ci sarebbe pure ma non me ne frega niente perché non voglio stancarmi troppo. Ho ancora almeno due ore tra bici e corsa. Devo essere parsimonioso.

Alla fine l’acqua del lago di Viverone non fa poi così schifissimo come mi avevano detto, la temperatura è perfetta e la muta fa quel che deve. Sono alla seconda boa, bene tra 5 minuti sono in bici.

La “SCALINATA” (in discesa) è stata descritta da tutti come il pezzo più arduo della frazione di Mountain Bike e in effetti, nonostante il percorso fosse più o meno adatto per una gara di ciclocross per bambini, Lei si faceva temere.
Infatti, l’ardito tracciatore del percorso, aveva deciso di inserire questo antico manufatto, costruito da un ubriaco che si è divertito a fare i gradini uno diverso dall’altro…
La “scalinata” risultava quindi uno dei tratti più divertenti e impegnativi con i suoi salti di pietra, irregolari e bagnati dalla pioggia. È proprio qui che si consuma uno degli attimi più adrenalinici e intensi di tutta la gara.

A questo punto devo decidere, nonostante tutte le manovre per rientrare in sicurezza siano state attuate sto procedendo a una certa velocità, pericolosamente inclinato in avanti, sulla ruota anteriore.
Ma c’è tempo. Tutto rallenta. Slow motion…
Sto guardando il suolo, la bici è di punta, oltre i 90 gradi. Non c’è nulla che possa fare per riportare giù la ruota posteriore. Tutto fermo, pausa.

È da quasi mezz’ora che tre tizi mi soffiano sul collo, ormai ci conosciamo, loro mi superano in salita e io li riprendo in discesa. Non mi fanno neanche chiedere: “permesso”, si spostano e mi fanno passare, tanto sanno che mi riprenderanno in salita, he he.

E-invece-no!

Siamo al secondo giro e ho deciso di tenere botta, di soffrire per non farli passare. Il distacco adesso è importante, li sento dietro, anche loro fanno fatica e si scambiano battute, forse si conoscono. Sono a circa, venti/cinquanta metri, stanno pedalando e so che vogliono prendermi. Ci provano e io spingo di più. Forse si sono guardati e si sono fatti un cenno: “dai prendiamo sto pirla”. E il “pirla” li sente arrivare, butta giù una marcia e tiene la stessa cadenza.
Loro, non lo avevano previsto e preferiscono non rischiare.
Gambe ne hanno, CUORE, meno.
Ciclisti mediocri.

Ecco l’asfalto, siamo quasi arrivati, non devo lasciarli passare, se mi vanno davanti nella Scalinata mi chiudono e ce la facciamo tutti a piedi. NON DEVO LASCIARLI PASSARE!

Ed ecco che arriva il crampetto.

Mi avessero sparato nel polpaccio avrei sentito meno dolore.

Immediatamente stiro la gamba destra per alleviare la fitta ed ecco che arriva l’altro crampo al quadricipite (il muscolo della coscia, davanti), di li a poco l’altra gamba, che non si era ancora accorta di nulla, vede l’altra e la copia.

Io sono sfiancato, scalo tutto e inizio pedalare al limite dell’equilibrio, forse sto piangendo dal dolore, sento i tre dell’ave Maria che mi passano e uno seriamente preoccupato mi fa: “Tutto bene?”

[Ma vaffanculo và.] Si si, tutto bene grazie solo un crampetto… e mi supera.

A questo punto la lucidità inizia a scarseggiare, prima c’erano l‘adrenalina e la competizione, adesso voglio solo arrivare.

Sbaglio strada, seguendo un merluzzo che dopo mi fa: ohccccheccazzo io nelle gare sbaglio sempre strada… io non gli rispondo e penso che dovrebbe scriverselo dietro, per avvertire i minchioni come me che lo seguono. Comunque per fortuna il danno non è grande, forse un paio di minuti.
Ed ecco la scalinata. Nel primo giro l’ho fatta in sicurezza, da metà in poi ho mollato tutto e ho lasciato la bici andare giù a palla di cannone. Figata! Ora la conosco, vedo il fotografo a metà, anche lui mi vede e imbraccia l’artiglieria (cit. La guerra di Piero). Fai qualche bella foto stronzo, vediamo se mi prendi!

I primi 10 metri scorrono come moquette, mollo i freni, vado fuorisella pronto per assorbire i gradini più grossi, cazzo i crampi. Le gambe non sono fresche come prima e un paio di botte mi fanno andare a “fondo corsa”, appoggiando la pancia alla sella.

ALLARME – DEFCON 1 *

FRENARE
Gradini bagnati
FRENARE
Attento, la ruota dietro si sta alzando
FRENARE
Attento, la ruota dietro è almeno a 45 gradi
MOLLA I FRENI
Posso ancora farcela devo mollare i freni e abbassare la ruota dietro poi si vedrà
EVITARE IL MURO
Impossibile preferisco dare una spallata, non ho possibilità di manovra per evitare il muro
ATTENZIONE IMPATTO CON IL MURO
Dolore avambraccio e spalla destra
OLTRE I 45 GRADI CON LA RUOTA POSTERIORE
Salta giù, salta giù
OLTRE I 90 GRADI CON LA RUOTA POSTERIORE
Salta giù cazzo!
——-

A questo punto devo decidere, nonostante tutte le manovre per rientrare in sicurezza siano state attuate sto procedendo a una certa velocità, in avanti, sulla ruota anteriore.
Ma c’è tempo. Tutto rallenta. Slow motion…
Sto guardando il suolo, la bici è di punta, oltre i 90 gradi. Non c’è nulla che possa fare per riportare giù la ruota posteriore. Tutto fermo, pausa.

Potrebbero succedere due cose.
La prima, auspicabile per me, la ruota posteriore si riabbassa sotto il livello di guardia e NON MI CAPPOTTO in avanti.
La seconda, non auspicabile per il sottoscritto; la ruota posteriore continua la sua corsa in avanti e io MI CAPPOTTO rovinosamente in avanti con conseguenze tutte da scoprire, dandola vinta alla scalinata.

CLICK –CLACK
Grazie pedali per esservi sganciati.

—–

Mi cappotto rovinosamente di testa sui gradini…
Scala:Lorenzo – 1:0

“Piero” è lì che non si perde un secondo della mia performance. Bastardo, tanto non te le compro le foto! Tiè.
Risalgo in sella fischiettando con la nonchalance di chi esce dal supermercato e mi rifiondo per l’altra metà della scala. Adesso ho delle ferite che bruciano al braccio destro, perdo sangue e ho le gambe molli per i crampi e la strizza della caduta. Dai pedala è tutta discesa sei arrivato.

Non sarà la corsa a stroncarmi, ma la successiva medicazione e la notte insonne per il bruciore delle ferite. Sto scrivendo il giorno dopo, di notte. Ho due fan che mi hanno detto di “non vedere l’ora di leggere un’altra delle mie avventure!” sto scrivendo per voi. Grazie E.N. e _ _!

*da wikipedia: Il termine DEFCON ( per indicare la locuzione della DEFense readiness CONdition, in italiano “condizione di prontezza difensiva”), indica la descrizione dello stato di allarme utilizzata dalle Forze armate degli USA. DEFCON 1 = massima allerta; DEFCON 5 = normale amministrazione. La crisi di Cuba del ’62 è stata classificata DEFCON 2.

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