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Gare e Risultati

La Gran Fondo delle Marmotte e Santiago de Compostela.

Qualche tempo fa un conoscente mi ha raccontato un’esperienza mistica avuta durante il cammino di Santiago de Compostela.
All’inizio del pellegrinaggio, la scelta sbagliata delle scarpe gli aveva procurato grosse vesciche e dolori lancinanti che lo avevano accompagnato per tutto il viaggio, costringendolo a continue medicazioni.
Proprio il dolore avvertito a ogni passo aveva reso il cammino verso Compostela ancora più forte e importante.

Nonostante il ricordo poco piacevole, l’esperienza veniva raccontata con la forza propria della convinzione e della Fede.
Se a raccontarmi questa storiella fosse stato uno qualunque avrei semplicemente pensato che fosse un pirla, invece mi è stata raccontata da una persona che stimo e, di conseguenza, il ricordo delle sue parole e del mio scetticismo è ancora molto vivo.

Oggi è cambiato tutto.

La salita al Colle delle Finestre è una delle più belle e dure d’Europa. 18 chilometri, di cui 8 sterrati, portano al colle. Non si tratta di un pellegrinaggio, ma la parte del “cilicio” l’ha fatta la sella della mia bici.

Erano le 8.30 quando lo speaker ha dato il via alla Granfondo delle Marmotte: un fiume di carbonio e alluminio (per tacere dell’acciaio e dei ciclisti) ha iniziato la discesa dal Sestiere alla volta di Susa per iniziare la salita al famigerato Colle.
Già nei primi 50 km, ancor prima di iniziare a pedalare sul serio, ho avuto qualche avvisaglia della mia scarsa preparazione con la bici da strada. Nonostante il mio straordinario allenamento da impiegato in Mountain Bike (una volta alla settimana), la posizione “ribassata” iniziava a infastidirmi non poco.
Erano passati quattro mesi dall’ultimo allenamento serio su asfalto e mancavano ancora 4 ore di salita.

È vero, non sono arrivato fino a Santiago de Compostela, ma 4 ore su un tizzone ardente senza possibilità di sollievo sono state una bella prova. L’unica alternativa sarebbe stata abbandonare la gara ma, ovviamente, non è stata neanche presa in considerazione. Meglio soffrire.

E le mosche?
Abituate alla compagnia dei bovini d’altura, le mosche del Colle oggi hanno avuto la loro giornata.
Più di 1.000 “cosi” di gran lunga più puzzolenti delle loro amiche pezzate stavano passando più o meno lentamente sulla strada. “Quale novità! Andiamo a vedere cosa sono!” si saranno dette in moschese.
E così, tutti i colleghi ciclisti hanno avuto la fortuna di essere visitati da orde di mosche curiose.
I simpatici insetti, abituati ad affondare le loro zampine in cose immobili e calducce, oggi si sono posati numerosi sui poveri ciclisti sudati e incapaci di allontanarli.

Bene, è l’una di notte e sto scrivendo, quasi quasi mi rifaccio la doccia…

La salita al colle, la discesa e la successiva risalita al Sestriere non sono state solo un’impresa sportiva per il sottoscritto ma una vera e propria avventura.
Infatti, i carboni ardenti (la sella) e le mosche assassine sono solo due dei demoni con cui oggi mi sono dovuto confrontare. La paura di arrivare ultimo e l’indecisione sul bivio che mi stava aspettando a Sestriere affollavano la mia mente, già affaticata dalla scarsità di ossigeno e dallo sforzo di mantenere le gambe in movimento.
Si sa! Il cervello di un uomo (maschio) non può fare più cose contemporaneamente; pedalare e pensare tuttavia sono compatibili.
Ed è un male.
Il livello di serotonina ha un fortissimo impatto sulla motivazione ed è direttamente proporzionale ai Watt erogati dalle gambe.
Un pensiero sbagliato può abbattere l’umore, figuriamoci poi se hai culo in fiamme, le gambe che fanno male, la schiena rotta, il collo incriccato e i crampi in agguato!
In queste condizioni il gioco si fa duro e i duri giocano. Mica come quei debosciati che si sono allenati di brutto, hanno già tagliato il traguardo e fatto la doccia. Macché, qui ci sono i veri eroi!

È stato proprio il combattimento fra il sottoscritto e i suoi demoni che alla fine mi ha portato al traguardo. Un ultimo tentennamento sulla scelta del percorso lungo: a destra il Traguardo della Mediofondo e STOP; a sinistra la discesa verso Cesana e circa un’ora e mezza di calvario supplementare.
Invece no.
Sono pur sempre un ciarlatano IPO-allenato.
Mi fa troppo male il sedere. “Gira a destra e vai casa. La prossima volta ti alleni e compri una sella più comoda”.

Ed eccoli qui, gli amici di Granbike. Alcuni sono ancora in divisa, altri hanno già il completino di rappresentanza. Siamo proprio il team più fashion di tutti!

L’atmosfera è davvero calda e accogliente. Mi salutano come se fossi un campione.

Grazie ragazzi! È anche per voi che faccio tutto questo.

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