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Gare e Risultati

Speciale Campionati Italiani di Cross Triathlon

Farra d’Alpago, 9 Luglio 2016
Campionati Italiani di Cross Triathlon

NON SI GUARDA INDIETRO!
“…ha ha ha, ma nooo, lei non può assolutamente nuotare con quella spalla.
Il tendine è infiammato e ci sono le calcificazioni. Prima-Di-Tutto deve stare a riposo e stabilizzare la situazione. Bla bla bla.”
Ma vaffanculo.
È proprio grazie alle parole del signor tecnico che mi ha fatto l’ecografia e costretto a un mese di stop che oggi, 9 luglio 2016, sto annaspando come uno scemo nel lago di Santa Croce a Farra d’Alpago in Veneto.
Non che io sia mai stato un pesce, ma così non sto andando avanti.

Siamo appena partiti, avrò nuotato si e no per 200 metri e già mi sento affondare come una pietra. Sarà che è la mia prima volta senza muta in acque libere? Sarà il vento e le onde che mi sbattono in faccia l’acqua dolce e leggera del lago? Mah, io so solo che quella boa gialla laggiù mi sembra veramente lontana.

Chissà se sono l’ultimo? Mi basterebbe girarmi e dare uno sguardo indietro.
E invece no.

NON SI GUARDA INDIETRO!

Questa è una cosa mia, intima, è un mio obiettivo.
Guardare indietro non è solo da sfigati, è da “maleducati”!
Immagina uno che “guarda” nei tuoi pensieri. “Mbè? Chevvuoi? Questi sono i miei pensierini, tu non centri nulla.”

Quindi non guardare indietro! Qualcuno potrebbe anche offendersi!

Ed eccola lì. La sponda del lago, è la seconda volta che la vedo da lontano, ho appena lasciato la terza e ultima boa alle mie spalle, tra poco la riva sarà vicina, infatti l’acqua si sta di nuovo scaldando ed è più torbida. Qualcuno sta nuotando vicino a me, forse ho addirittura un pellegrino in scia, mamma mia che sfigato. Intanto rallenta un po’ e cerca di prendere fiato per non uscire dall’acqua come uno zombie!

Quindi tutto sto casino è solo per me? Tutta sta gente, l’organizzazione, i volontari e gli atleti potrebbero anche non esserci. Questa è la mia prova, è come se ci fossi solo io.

Certo; organizzare un triathlon solo per un pirla che vuole misurarsi con se stesso sarebbe un po’ costoso. Quindi ne organizzano di veri e danno la possibilità a quelli come me di giocare e misurarsi con se stessi. Non importa la posizione in classifica. Non importa il tempo. O meglio… un po’ importa ma per adesso penso a finire. Poi magari passerò un po’ di tempo a guardare le classifiche, il piazzamento e i tempi dei miei compagni di squadra.

Ma questo gioco verrà dopo. Quando ormai il male ai piedi che sto provando in questo momento uscendo dall’acqua non avrà più importanza.
Fortuna che Ale ha insistito che il tizio della moquette ne mettesse un doppio stato, altrimenti sai che dolore su ‘sti maledetti ciottoli appuntiti?

Ora sto pedalando da qualche minuto. Tutto sommato non me la sono cavata male in acqua, qualche bici l’ho vista sulle rastrelliere.
Non è che ne mettono di più per incoraggiare gli sciamannati come il sottoscritto? Ma figurati.
Certo che quando il cervello è impegnato nello sforzo fisico, di stronzate ne vengono a galla neh…
Probabilmente, almeno per gli uomini, tutta la parte di cervello che solitamente è impegnata in pensieri di mantenimento della specie si riconfigura nella tecnica di guida.
Chissà Rocco Siffredi come guida allora?
Vabbè, continua così e ti schianti contro un albero. Ricorda le parole del Coach Vellano (già Lupin): “…inizia tranquillo in bici, recupero attivo e misura lo sforzo…”

Sto bene, e mi sto pure divertendo. Purtroppo il percorso è a dir poco banale. Probabilmente hanno avuto talmente tanti casini a organizzare il triathlon di domani che il percorso “cross” lo hanno fatto in 5 minuti…
Zero tecnica; due sali-scendi su un terrapieno; tantissimo, troppo, asfalto e due discese leggermente impegnative.

E come al solito eccomi qui. Il solito sciacallo che rosicchia posizioni su quelli che spaccano, bucano, cadono e si fanno a piedi le discese.
Mi sento un po’ come PAC-MAN quando prende la “vitamina”, va più veloce degli altri e se li può mangiare…

In discesa benedico gli anni passati da gagno sulla BMX, prendo la vitamina e supero un casino di gente. Peccato che molti mi riprendano alla salita successiva. Stavolta credo di averne davvero “mangiato” qualcuno… Ma? Non avevi detto che non era per la classifica? Che era solo per te?

Adesso non esageriamo! Qualche soddisfazione dovrò pur prendermela, no? Sennò coach Vellano non mi porta più…

Eccoci al secondo giro, il “beeeeep bip” del tappeto della My-Sdam ha sentito il mio chip e anche quello dei tre o quattro che stanno pedalando dietro di me. Adesso posso dare (quasi) tutto, manca solo un giro di bici e poi si corre.

Il copione ormai lo conosco. Tu mi superi adesso in salita ma io ti riprendo alla prossima discesa, la coreografia l’abbiamo già provata una volta. Inizia la discesa, mi fai passare? Huh. Grazie, non so se io avrei fatto lo stesso.

Quand’è che impari? Questo ti ha appena insegnato che la gara non è importante quanto la sportività! Ti conosceva, lo hai superato prima sul tornante, tu in discesa vai di più e lui ti ha mangiato in salita! Siete pari, anzi, 2 a 1 per lui che ti ha fatto passare ancor prima di iniziare la discesa.

Un’altra lezione di vita che mi rimbalza in testa, chissà se il tizio gentile è ancora dietro? Chissà, io non mi guardo alle spalle, oggi guardo avanti.

Ecco Elisa N. (arriverà poi seconda di categoria): ci salutiamo con qualche urlo di incoraggiamento e la sorpasso, anche se so che corre come una gazzella e probabilmente mi prenderà nella frazione di corsa.

Tutta la mia famiglia si è dislocata nei punti strategici del percorso di corsa. Armati di macchine fotografiche, smartphone e addirittura un tablet in mano al piccolo Leone. Mia moglie Paola e mia figlia Carlotta sono in zona arrivo, Clementina è comodamente seduta su una sedia con le sue stampelline appoggiate di fianco e con il suo piccolo assistente Leone che corre avanti e indietro per segnalare con grandi urla e saltelli l’arrivo di atleti in divisa Granbike.

Mi vedranno passare tre volte, così come tutti gli altri. Di sicuro qualche bella foto la tiriamo fuori stavolta. Chissà Paola cosa pensa? È la seconda volta che me la trascino al seguito per una gara di Triathlon. Non sembra prenderla malissimo. Forse le sta un po’ stretta la scelta unipolare (mia) del luogo ma credo che sia contenta di portare i bambini. Forse l’atmosfera della gara non la coinvolge più di tanto ma è comunque lì all’arrivo a far foto a tutta la squadra.

Eccolo lì, Leone che urla. Manco l’ho visto e lui già sta allertando Cleme del mio arrivo. Chissà dove si era piazzato?

Sto ridendo. Cioè non sto sorridendo alla camera, come sarebbe ovvio fare, sto proprio ridendo perché sono felice. Sono soddisfatto, manca meno di un giro di corsa, e sto bene.
Il cocktail di emozioni e adrenalina sta già facendo effetto. Che figata!
Ne ho ancora per uno sprint? Riesco a prenderli quei quattro moribondi là davanti, nella sabbia? Proviamoci!
Le gambe vanno da sole: uno, due, tre e quattro ed ecco il traguardo, credo che la speaker dica il mio nome o qualcosa del genere. Ecco Paola e la mia piccola Carlotta, ha 10 anni e il suo sorriso vale tutto. Ecco gli amici. Manca Davide.

È finita! Sono stanco ma soddisfatto. Ho fatto un’ottima gara, la mia.

RESET- La modalità “family mode” si attiva.

Bisogna andare a prendere Cleme e Leone. Forse mi stanno ancora aspettando ma ormani siamo tutti al traguardo.

In poco tempo tutto si ricompatta e il family circle è di nuovo sotto controllo.

Alla prossima!

Gliko (al secolo Lorenzo Palladino)

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