Granfondo Internazionale di Torino
6 settembre 2015
Granfondo Internazionale di Torino
La mia prima Granfondo: una bella esperienza quasi mistica!
la parte iniziale piuttosto caotica ci siamo persi e ritrovati un paio di volte, il fatto di avere tutti la stessa maglietta non aiuta a trovarsi nella folla… furbi quelli che mettono un nastro dietro al casco per riconoscersi (nota per la prossima volta..).
Riky perso in salita x la maddalena, Luca ritrovato in cima e subito perso.
Sentendomi piuttosto bene in piano, (complice forse la prima bombetta di caffeina?) non mi sono rispamiato saltando da un gruppo all’altro come una zecca, anche perchè non sempre ben accetto dai simpaticoni (che non avevano perso i loro amici come il sottoscritto).
Mi lanciavo all’arrembaggio dei gruppi all’orizzonte facendo grandi figure di merda a causa della mia incompetenza ciclistica soprattutto nella coreografia del serpentone.
Accattonando passaggi qua e la sono arrivato alla svolta della “lunga” che ho preso senza la minima esitazione.
Dopo meno di 5 minuti ecco i crampi.
E chi li ha mai gestiti i crampi? mai avuto un crampo in vita mia, roba leggera si ma non quelli che ho sentito arrivare a meno di un terzo del percorso.
Sembravo uno scemo.
Non volevo fermarmi e chiedevo a tutti quelli che mi superavano, (tanti) come dovessi fare per combattere i crampi. Forse molti mi hanno riconosciuto come la zecca di qualche minuto prima e mi hanno dato consigli sbagliati, di seguito la classifica delle stronzate in ordine di “rilevanza scientifica”:
1. bevi tantissimo (grazie)
2. metti le marce alte e sforza più che puoi (bastardo!)
3. spalmati un limone sulle gambe (e dove cazzo lo trovo un limone?)
4. metti i piedi in una fontana (idem come sopra ma con la fontana)
5. buttati acqua sulle gambe (ho poca acqua, si sono fumati un ristoro e sono quasi a secco).
6. fermati e stirati i muscoli (grazie ma preferirei non fermarmi)
Alla fine ho deciso di andare agile come una gazzella (stanca) e ridurre il passo al minimo, Spingendo in progressione fino alla ricomparsa. Ma “loro” arrivavano ad ogni allungo, ogni tentativo di agganciare un gruppo.
Niente ero condannato a rimanere da solo per altri 70/80 km (che poi si sono rivelati una quindicina in più a causa di un cambio di percorso che l’organizzazione aveva deciso senza dirlo a nessuno, piciu!).
E poi il male al piedi, un bruciore della madonna alla pianta del piede e alle dita (che ho ancora adesso, di notte, mentre scrivo).
Il male al sedere è ovvio, manco lo dico, ma c’era. A tratti era così forte che pensavo mi sanguinassero le chiappe. Ero costretto a sedermi di lato e pedalare storto.
Pazzesco, e pensare che ho pure pagato, mica mi hanno obbligato a iscrivermi, mah.
Qui inizia la parte in cui il corpo aveva deciso di pormi un limite ma io non ero d’accordo. Siamo attorno ai 100 km e mi rendo conto di un dialogo piuttosto serrato con me stesso, facendo attenzione a ogni segnale, il crampetto che ormai aveva fatto breccia in diversi muscoli delle gambe, si faceva sentire ogni volta che tentavo di far finta di niente.
Mica li freghi così i crampi.
Poi una piccola ripresa, in pianura, quasi in trans, guardavo la ruota posteriore, la catena, il cambio, i pedali e la ruota che giravano belli rotondi, sviluppando i 25/30 all’ora che mi servivano per mantenere una media decente. Bello! Probabilmente sta roba piaceva anche ai crampi che sornioni mi lasciavano andare. Ma i piedi no, loro sono molto più scorbutici e non gliene fregava molto di girare “rotondi”. Facevano male, punto.
Ormai ero da solo. Chissenefrega dei gruppi, me la faccio senza scie, così sta gara è tutta mia! Senza dover ringraziare nessuno.
Ma qualche disperato ogni tanto si attaccava, inorgogliendomi un pò, poi alla prima salita mi mandava a cagare e mi superava senza dire grazie. Antipatico!
Tra le puttanate che mi sono raccontato per rimanere lucido (perchè mi sono reso conto di aver perso lucidità in alcuni momenti) c’era anche la storia di Shakleton e della sua avventura al polo sud all’inizio del ‘900. Rimase intrappolato con la nave nel ghiaccio vivendo con il suo equipaggio di 28 persone sul pack alla deriva e su scialuppe ridicole per quasi due anni. Mani e piedi congelati, costretti a sforzi immani per salvarsi la vita.
E chi ero io al confronto? Stavo facendo una granfondo che quelli allenati avevano già finito ed erano alla coop a fare la spesa…
Fatti furbo e pedala và. Affanculo a crampi e piedi!
Quand’è che ho perso lucidità? Si perchè credo di essere andato un pò oltre il mio limite e uno dei segnali che il corpo ti dà quando stai facendo qualcosa che secondo lui non va, ti fa perdere lucidità. A un certo punto me la sono presa con l’orologio. Secondo me non stava dando i battiti del cardio, giusti… ma si può? Lui poverino faceva il suo mestiere benissimo e io schiacciavo i pulsanti e battevo finchè non mi sono reso conto che il tutto era un pò strano… Perchè sto picchiando un orologio?
Quindi ho capito che dovevo fare attenzione, una simile “distrazione nel mondo dei sogni” in discesa, poteva diventare pericolosa. Attenzione!
Finalmente arrivo ai 140 km, mi faccio i conti, in mezzora mi ciuccio gli ultimi due gel, salto un ristoro idrico, (così sono più leggero in salita, penso io)… e inizio a prepararmi per Superga, tanto fra 16 km arrivo no?
NO !
Scherzetto: cerco uno affidabile (mai fidarsi dei ciclisti), gli chiedo se sa quanto manca e lui mi dice che abbiamo fatto un percorso diverso e quindi mancano ancora 25/30 KM.
Li mortacci sua e degli organizzatori.
E nel frattempo sono a secco. Piciu, (io), visto che in salita in queste condizioni vado al massimo ai 6/7 km/h, sempre di comune accordo con i miei cari crampi s’intende…
Se mi va bene mancano 2/3 ore e io sono a secco di gel e acqua, con lo stomaco vuoto, per scelta. Tanto ho i gel no? No, finiti.
Vabbè… pensa a Shekelton e ai suoi che si mangiavano le foche e ciucciavano gli iceberg; quando li trovavano…
Ed eccola laggiù. la Basilica, LONTANISSIMA!
E poi sono arrivato…
171 km in 7 ore e 58 minuti e 35 secondi con il culo su un trespolo di cemento. Mi sarei lamentato a farli in macchina…
Alla fine è stato Semplicissimo, (parlare dopo è sempre facile).
Ci ho messo solo 5326 calorie. Quello che un super ciccione mangia a colazione…
Vabbè va.. vendo la bici? Per adesso no…
Non è descrivibile la sensazione di dolore/piacere/dolore/dolore quando si scende dalla bici dopo otto ore; la schiena, il sedere il collo i piedi le gambe e un sacco di muscoli sparsi un pò dappertutto fanno male. Più di prima. Ti viene da risalire in sella tanto che fa male tutto. Poi passa e rimane la stanchezza, l’orgoglio e la soddisfazione per aver fatto una roba che per altri è quasi normale ma per te è una figata. Un’impresa della Madonna e gli altri possono anche andare affanculo!
Bravo Lorenzo.
Fosse stato un IRON MAN dopo Superga avresti dovuto fare ancora una decina di KM in bici e poi una bella maratona… (per tacer del nuoto…).
Si può fare?
Forse si!
Vedremo….